domenica 17 maggio 2009

Per non fare la fine dell'Abruzzo...

Riporto di seguito il racconto della ricerca di petrolio in Abruzzo che ci ha inviato Maria Rita D'Orsogna, un fisico che lavora in una università californiana a Los Angeles (http://www.csun.edu/~dorsogna, http://www.dorsogna.blogspot.com/):
"La storia inizia nell'aprile del 2007, quando un gruppo di contadini si accorge di strani movimenti di camionette ENI fra le colline del Montepulciano d'Abruzzo ad Ortona, che fanno strani "sopralluoghi". Dopo qualche tempo si vedono fumate nere da pozzi espolrativi e si sente la puzza di idrogeno solforato. Si scopre che l'intera zona e' da diventare terra di estrazione di petrolio con raffineria annessa. I tre amici creano un comitato, il comitato natura verde, iniziano a sensibilizzare l'opinione pubblica con manifestazioni cittadine. La progettazione del petrolio in Abruzzo andava avanti fin dal 2001 ma nessuno ne aveva mai parlato al popolo. Il sindaco di Ortona, Nicola Fratino, anzi e' in pieno conflitto di interessi in quanto da un lato ha dato tutte le autorizzazioni (tipo varianti ai piani regolatori) in tempi brevissimi ai petrolieri, dall'altro gestisce il porto della citta da cui dovranno transitare tutte le petroliere, ed e' co-titolare della Buonefra, ditta che e' sorta apposta per fornire servizi petroliferi all'ENI e che ha ricevuto finora 1,100,000 euro (un milione e centomila) per opere legate alla creazione di infrastuttura petrolifera. L'ente di ricerca Mario Negri viene incaricato di redigere un documento sulla pericolosita' e sulle conseguenze dell'opera petrolifera e tutti i sospetti della popolazione vengono confermati: si tratta di un centro pericoloso, al pari dell'opera di trivellamento e che riversera' nell'atmosfera una tonnellata e mezza di inquinanti al giorno.
La protesta si allarga. Il presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano del Turco, dice che e' superfavorevole (titolo di studi: la terza media presa alle serali) nonostante i pareri di vari rappresentanti del mondo accademico e medico. Finalmente dopo mesi di incontri, sensibilizzazione delle popolazioni interessate, dibattiti, il 4 Marzo 2008, 6,000 cittadini di ogni colore politico si riversano al consiglio comunale dell'Aquila per chiedere l'approvazione di una moratoria. Questa viene approvata solo a causa delle pressioni e della presenza dei cittadini in quella sede. Lo stesso del Turco dira' dopo che non gli era mai successa una cosa simile. Sara' poi arrestato per presunte tangenti in ambito della sanita'. La moratoria e' valida fino alla fine del 2008, ma viene poi estesa fino alla fine del 2009 dalla giunta di Del Turco prima delle nuove elezioni regionali, anche qui grazie alle pressioni su vari politici del popolo. Intanto la protesta si allarga anche in visione del fatto che si scopre che in realta' ad essere petrolizzato e' l'intera regione, compreso il parco nazionale del Gran Sasso, citta' turistiche di mare, e centri sisimici come Sulmona. Varie associazioni di categoria, assoturismo, la confcommercio, le cantine del vino, i comuni della costa teatina, e associazioni di medici, danno tutti il loro no. Viene contattata anche la SEC, la commissione americana che controlla la borsa. L'ENI infatti non ha dichiarato nei suoi prospetti che il progetto di Ortona e' sospeso dalla moratoria.
Finanche la chiesa cattolica si pronuncia contraria, e il 1 settembre 2008 l'intera conferenza episcopale abruzzese e molisana produce un documento di contrarieta'. E' qualcosa di raro per la Chiesa. Due sono state le conferenze in cui l'ENI ha partecipato con i rappresentanti del popolo: una era privata a Gennaio 2008, l'altra pubblica a Pescara nel luglio 2008. In entrambi i casi sono stata incaricata di mostrare le ragioni del no all'Abruzzo petrolizzato, e non hanno saputo far altro che attaccare la mia "giovane" eta' e senza poter dire nulla dei miei dati scientifici.
Addirittura, uno dei dirigenti ENI, Roberto Poli si reca dal vescovo di Ortona a chiedergli di cambiare idea e che era stato male informato sulla pericolosita' delle estrazioni petrolifere, dicendogli pure di essere un "bravo cristiano" ma il vescovo non demorde. Il vescovo si chiama Carlo Ghidelli ed e' di Cremona. L'ENI passa al contrattacco: intima ai contadini di vendere terreni agricoli anche con metodi forti, come raccontato da UnoMattina: http://video.google.it/videoplay?docid=-287227252634456704&hl=it.
Due dei contadini dicono no. Si avvicinano le elezioni, nel dicembre del 2008. Il candidato presidente, Gianni Chiodi, va in TV a dire che lui e' favorevole al petrolio in Abruzzo. Subito si rende conto del passo falso, a causa delle forti proteste e del fatto che viene inabbissato di email di cittadini e bloggers. Cambia posizione, manda un comunicato stampa dove dice che lui e' ora contario alle trivelle in Ortona, ma non si esprime sul resto della regione. A pochi giorni dalle elezioni, viene invitato Berlusconi, il quale commissiona un sondaggio: il 75% degli abruzzesi e' contrario alle trivelle. Subito dopo, proclama che l'Abruzzo e' piu bello del Maine, e che la raffineria di Ortona non si sarebbe piu' fatta. Nessuna parola sul resto d'Abruzzo. Chiodi viene eletto, anche per il fatto che ha promesso di dire no al petrolio. La popolazione inizia a chiedere una moratoria 30-ennale per tutta la regione e che il decreto Ronchi che vale per il veneto sia esteso a tutto l'Adriatico. Occorre sapere che in Italia non ci sono limiti dalla costa per le estrazioni di petrolio. Mentre in California (dove vivo) il limite e' di 160 km dalla costa, in Italia si puo' trivellare anche a pochi chilometri dalla spiaggia. In Veneto il decreto Ronchi stabilisce il limite a 20 chilometri. Qusto per proteggere il Polesine dalle alluvioni causate fino agli anni '60 dalle estrazioni selvaggie di metano nell'alto adriatico. La prima legge che fa Chiodi e' per mano del suo assessore all'agricoltura, Mauro Febbo, e non e' nulla di quanto promesso. Si decide infatti di portare le royalties per la regione dallo 0.6% del totale estratto allo 1.05%. Una miseria. Invece di dire no al petrolio si dice ai petrolieri; dateci qualche briciola in piu'. Anche qui, le leggi italiane in fatto di royalties fanno piangere. Il 7% del ricavato resta all'italia. Di questo circa il 6%va allo stato Italiano, e solo una parte resta alle popolazioni locali. Appunto, in Abruzzo ora l'.05%, in Basilicata lo 0.6%. Inutile dire che in altri paesi, (Norway, ma anche Venezuela) questi limiti sono molto molto superiori. Nel gennaio 2009 il WWF mette insieme tutti i titoli minerari sparsi per l'Abruzzo: l'80% della popolazione e' interessata alle trivelle.
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkLIgz4UbVSRiuZFrzabpIHq1s05or09vwRsLi8Ya00HBAWS5LCXjBRnb6kW-lE5_wb3141f8ONw1z9XfET0iZMFI30aTA-yseHL7GYt5Shd0COthVqQ0FTLhwELYFKhjVTJp49LYhkQ-c/s1600-h/Abruzzo-concessioniweb-ok2.jpg .
Intanto, il nipote di Carlo Toto, quello dell'Air One, Daniele Toto, esponente minore del PdL, presenta una mozione al governo centrale secondo la quale la moratoria abruzzese potrebbe essere illeggettima visto che le estrazioni di petrolio sono di interesse nazionale. Il nostro assessore all'ambiente, Daniela Stati, non prende posizione, Chiodi non ne parla più e l'assessore all'Agricoltura, Mauro Febbo continua a dire alla popolazione che bisogna smettere di parlare di petrolio perche' senno ci facciamo cattiva pubblicita' per il turismo!
Ai primi di maggio, Paolo Scaroni si presenta all'Aquila e rispondendo alle domande di un giornalista, dice che la raffineria di Ortona non si fara' piu'. E una vittoria di Pirro, perche' il destino del resto d'Abruzzo non e' noto, e tutti i progetti, dal costruendo porto petrolfiero di Ortona), fino all'ampliamento della stazione estrattiva di Vasto, e all'approvazione di trivelle nel Teramano vanno avanti a gonfie vele. Anche se non posso provarlo, sono sicura che le ragioni del 1441-1195 sono da identificarsi nella resistenza del popolo abruzzese. Qui alcuni link sulla questione: facendo google "centro oli abruzzo" o "abruzzo petrolizzato" si trova molto di piu.
http://abruzzo.indymedia.org/dossiercentrooli
http://abruzzo.indymedia.org/article/5404
http://www.csun.edu/~dorsogna/h2s.pdf
http://www.csun.edu/~dorsogna/h2spublic2.pdf
http://www.comitatonaturaverde.it
http://www.youtube.com/watch?v=2JH5Zxuj25M
http://www.youtube.com/watchv=9sXswuVXvzU
http://www.primadanoi.it/modules/news/article.phpstoryid=181
http://www.youtube.com/watch?v=ooWKJRWB-2o
http://www.youtube.com/watch?v=k7XbCxFlMVA
http://www.youtube.com/watch?v=hloo9ya04hw
http://www.youtube.com/watch?v=wtNwN8DVODI
http://dorsogna.blogspot.com/2009/03/chiodi-il-traditore.html
Occorre spiegare alla popolazione della Brianza che il petrolio italiano non e' quello texano (che fa danni anche lì!) ma di qualita' molto molto peggiore e che natura e pozzi di petrolio non possono coesistere. Qualcuno e' mai andato a fare turismo nei mari del texas? Se ce bisogno di qualche altro tipo di supporto, saro' ben lieta di partecipare".

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